domenica 18 marzo 2018

Omaggio a Mimmo Vitale: perché “Il Marinese”


(Franco Vitali)

Del valore, dei contenuti, della bellezza celata nei messaggi dell’espressione artistica e nella sensibilità pittorica di Mimmo ci ha parlato in modo esemplare il nostro amico Mauro: egli, tra l’altro, oltre che con competenza ci ha parlato col cuore e di questo gliene siamo grati.
Tocca a me ora raccontarvi il mio pensiero ed il mio punto di vista su un aspetto fondamentale per capire l’opera di Mimmo perchè ha legato saldamente il suo essere artista con il suo essere uomo: mi riferisco alla sua scelta intima di firmare le sue opere come “Il Marinese”.
Il significato profondo - direi subliminale - di questo suo modo di farsi identificare affonda la radice nel concetto cosiddetto della marinesitudine, termine mutuato da quello della sicilianitudine introdotto da Leonardo Sciascia intorno agli anni ’60 del secolo scorso e che vi invito ad approfondire.
Non marinesità – un concetto di qualità passiva e che suona di ineluttabilità – ma un modo di intendere la vita nella quale entrano in ballo le nostre strutture culturali profonde, l’eco delle nostre origini e della nostra storia locale, la gioia , la bellezza ed anche tanti pesanti fardelli che concorrono a comporre la nostra identità di marinesi.
Un certo modo di guardare ed interpretare il mondo e la vita, dicevamo: uno stato particolare dell’animo e del modo di provare emozioni, una perenne inquietudine e tendenza alla solitudine alternata a momenti di grande senso della comunità e la costante “presenza di un’assenza” con la quale conviviamo senza accorgercene se non in modo inconscio.
una “assenza esistenziale” che cerchiamo di colmare ciascuno come può e sa e che tante volte colpevolmente lasciamo vuota.
Il Marinese dunque: con la M maiuscola, non un aggettivo, non un vezzo, non un provincialismo ma l’individuazione nel profondo del proprio intimo di una identità emozionale, umana, filosofica ed artistica che si rende spendibile solo in simbiosi con la Comunità Madre e che spesso risulta difficoltoso esprimere senza l’intimo conforto di quest’ultima.
Firmandosi il Marinese Mimmo ci vuole dire:
“Qui io sono nato, qui vivo, qui la mattina la prima cosa che vedevo da bambino dal mio balcone era la Rocca; qui ho osservato il volo delle rondini – ora leggiadro, ora morente ed in cerca di nuova vita ; qui con gioia o angoscia ho visto cambiare colore alla natura  ed agli elementi viventi che mi circondavano ed entravano nella mia mente e nel mio cuore.
Qui – e solo qui – sento un legame con la madre terra e penso: “Sugnu attaccatu a lu tò vuddicu/ comu matri a nutricu”
Qui cerco il segreto del senso della mia esistenza e qui spero di vivere fino alla fine dei miei giorni…
Proprio qui:  tra la mia gente, nel mio paese col suo dolce ed amaro, bello e brutto, vero e falso, nelle sue luci e nelle sue ombre, in questo crogiolo di umanità e cultura proveniente da molto lontano ed arrivata a noi tramite i nostri avi.
E’ qui che mi sento grandemente unico ma mi accorgo che senza di te – Marineo – non sarei nessuno , non riuscirei a “Creare” non riuscirei a lanciare il mio messaggio artistico verso il resto del mondo.
E’ qui infine l’unico posto in cui io riesco a dare una rappresentazione autentica ai simboli, ai segni ed ai significati del mio mondo onirico ed a trasformarla in immagini che come in un caleidoscopio si compongono e ricompongono in me e nelle mie tele continuamente.
E dunque, amici miei, : E’ QUI’…E’ CON QUI’…E’ DA QUI’…
Ed è QUI’ che “Come un bambino stanco voglio riposare e mettere la mia vita in mano a Te…”

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