giovedì 26 maggio 2016

IL CASTELLO PEDAGOGO



Premessa
Se vogliamo portare a conoscenza l’evento che inizia domani necessitiamo di un minimo di informazioni per non passare per “comunicatori a matula”. Ormai è da qualche anno che il nostro Castello ospita eventi e purtroppo ancora non si è riuscito a trovare un o una volontaria che possa fare comunicazione. Comprendiamo che i resti di quello che fu un famoso gemellaggio siano finalmente partiti e cosi il nostro Assessore può trovare il tempo per occuparsi di un altro evento che rischia la frettolosità tipica di chi non è solo Assessore alla Cultura , ma ricopre il ruolo di “tuttologo” o meglio , parafrasando :”lo stato sono io !. Ora per rispetto all’ospite, poi agli ospiti, e al pubblico non è credibile che si arrivi alla vigilia “improvvisando”. Dobbiamo arrampicarci sulle mezze parole del Pulizzotto per capire cosa succederà domani. Siamo al ridicolo. Mentre in parrocchia decine di mezze badesse si offrono come martiri per ogni minimo evento per i laici nessuno è disponibile lasciandoci perplessi sugli interessi dei nostri figli mantenuti a matula a scuola in improbabili future occupazioni disdegnando ogni e qualsiasi praticantato. Benedetti gli spartani che sapevano stabilire e destinare i propri figli già dalla nascita usando quel monte Taigeto come risolutore …

Bisogna immaginare Elio Corrao con basco con fioccetto rosso in cima, farfallino ,pantaloni alla zuava e cavalletto , tenendo in mano il manico del pennello per misurare prospettiva e proporzione. A dire il vero forse l’ho visto anni fa gironzolarsi attorno al nostro Castello riproducendolo (a sua immagine) su tela, catturarne luci e ombre, sottolineando sfumature e colori. Tutto questo ha prodotto “Il Castello Pedagogo” che è il titolo della Mostra che domani alle ore 18 il nostro Assessore alla Cultura appoggiandosi a Salvatore Pulizzotto presenterà ai marinesi. A Paolo Battaglia Laterra Borghese , critico secondo solo allo Sgarbi (Spataro) il compito di farci apprezzare l’arte del Corrao Elio in questa occasione Castellano marinese. Non ci ha stupito la presenza del Prof. Tommaso Romano compare e sodale dello Spataro (possessori del Premio Città di Marineo) da cui hanno tratto sempre più onori che oneri e che ci pare siano molto lontani da un prepensionamento (vedi la legge teste approvata) che ci permetterebbe l’inserimento di qualche intelligenza nuova dopo oltre quarantanni di monotono servizio.
Visto che dopo dieci anni finalmente l’olio è stato messo alle porte, i ragazzini assegnati alle baby Sitter , i chiacchieroni relegati in camere attigue non ci rimane che vestirsi da domenica e andare a dare un nostro giudizio alle opere del maestro Elio Corrao.

AL MOMENTO DI INSERIRE QUANTO SOPRA CI SOCCORRE IL COMMENTO SEGUENTE CHE SALVA CAPRA E CAVOLI. ECCOLO
 

La cultura non è un lusso ma un elemento fondamentale per la crescita di un territorio, per la qualità della vita, la coesione sociale, la sostenibilità. Particolarmente in momenti economicamente complessi come quello attuale, la produzione culturale esprime significati sostanziali all’aggregazione umana. 734 anni fa, nel lontanissimo anno 1282, in periodo pasquale, a seguito della continua tirannia francese, i siciliani davano vita alla rivoluzione nota come Vespro siciliano. La prima memoria tangibile è rappresentata qui a Marineo dalla più importante costruzione: il Castello angioino ad opera di Carlo D’Angiò successivamente ricostruito nel XVI secolo da Francesco Beccatelli Bologni. È doveroso ricordare che la Bandiera siciliana fu creata unendo il rosso di Palermo e il giallo di Corleone, prime due città a capitanare la scacciata degli spietati francesi dall’isola. I colori vennero sormontati dalla Triscele con tre gambe, millenaria allegoria dell’isola stessa, mentre invece la faccia della “Medusa”, prima accerchiata da serpenti, fu ridisegnata con spighe di grano attorno con l’ufficializzazione del drappo della regione autonoma siciliana. Vecchia o nuova versione, la bandiera rimane, insieme a quelle di Sardegna e Scozia, tra le più antiche al mondo ancora oggi utilizzate e racchiude in essa la fierezza del suo popolo! Dalle sperimentazioni artistiche di Elio Corrao che adagiano l’accento sull’azione diretta, decifrata quale rapporto dinamico con le cose e con l’ambiente, si spiega, tra i progetti portati avanti dal Maestro, questa mostra di arte comportamentale, omaggio al Comune di Marineo, intitolata “Castello”.
Balaustre; gradini per salire o scendere da livelli diversi; dedali molto complessi e difficili; giochi di pennelli consistenti nel trovare il percorso di uscita in un disegno raffigurante un intrico di vie e situazioni; lastre di vetri che riflettono la luce e le immagini porgendo visioni diverse di uno stesso ambiente o soggetto; genitali: esseri umani quali semi di una prossima fioritura; prodotti dell’industria; nature; ponti; simboli e poi mari; fiori; donne; colline e ancora case; boschi; sesso e, ricorrentemente, la sua figura maschile. Tutti come strumento esegetico dal carattere interpretativo e mai circoscritto, perché neanche una volta Corrao intende un suo dipinto quale opera finita. È l’uomo del dubbio, tutt’altro che forte, umile e discreto, è colui che cerca attraverso l’osservazione terza l’arricchimento delle sue opere infinite, la spiegazione che non trova. Sì, opere infinite, sempre pronte al dialogo, all’apporto esterno. Un tempio interiore in costruzione, dove ogni spettatore aggiunge un mattone contribuendo all’opera senza limiti, sempre in edificazione, quale buon esempio di ammaestramento al bene. Chi è dunque il Maestro Elio Corrao? È uno che cerca. Passa di esperienza in esperienza, dalla misticità alla carnalità e non pensa immutabile nessuna acquisizione, perché ciò che va bramato è il sapere universale, il misterioso tutto la cui ricerca l’Artista veste coi mille volti cangianti dei suoi colori. Le opere sono caratterizzate dalla coerenza e da una personalissima concezione artistica dimostrata dall’architettura dei suoi quadri: dinanzi alla tela Elio comincia a predisporre i suoi dipinti e solo poi qualifica gli oggetti. L’obiettivo è creare nuove forme, diverse da quelle esistenti degli oggetti reali. Lavora con gli elementi dello spirito spinto dall’immaginazione. Concretizza ciò ch’è astratto. Il segno restituisce l’oggetto senza imitare la realtà e quando i colori sono divenuti oggetti coordina l’insieme in una nuova qualità e condizione di ciò che è reale, procedendo dal generale al particolare. Alcune spettacolari opere del Maestro Corrao denunciano il passaggio e la ricerca dell’arte attraverso il Cubismo. In questi dipinti il Maestro parla un linguaggio cubista per enfatizzare la superficie bidimensionale del piatto pittorico e rigetta l’idea per la quale l’arte deve duplicare la realtà. Egli presenta al fruitore non l’aspetto ordinario e finito degli oggetti ma i loro frammenti mostrati da più parti contemporaneamente. Talvolta l’artista ritrae sia lo spazio interno che quello esterno, usando il metodo della cornice di una finestra aperta, o di una vetrata, per separare ma anche per unire. È una luce misteriosa che Corrao fa percepire nel colore per invigorire la duplice qualità della separazione e dell’unione, colora cose quotidiane, la cui ordinarietà sottolinea la qualità extra-ordinaria del loro processo. Fra le macchie, i tratti e le linee - secondo la volontà di Corrao - il colore è reso puro in quanto scevro da ogni riferimento alla realtà, e perfino il volume e la profondità sono negati per esservi assoggettati. I cromatismi del Maestro sono dunque liberi ancorché le composizioni restano rigorose alle interpretazioni date.

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