venerdì 26 giugno 2015

LA MIA GRECIA



Sul frontone del tempio di Delfi c’era scritto “conosci te stesso”. Sul lato sud del muro migliaia di scritte da sembrare fregi architettonici. Qualche metro più sotto il mitico tesoro degli ateniesi e fra il muro e il tempietto una roccia chiamata “gha” : la madre. Da li sentenziava la sibilla delfica e tutte le volte che andavo a chiedere un responso mai ebbi la fortuna di averne uno. O meglio mai ne riuscii a decifrare uno. Alla fine degli anni sessanta mentre scendevo per la “via sacra” (la strada della processione diremmo noi) che dall’Acropoli porta al Keramikos , subito sotto il tempietto di Teseo o meglio subito dopo le cariatidi c’era un piccolissimo spiazzo (fuori l’area sacra) dove una specie di roulotte attrezzata a bar ti salvava dall’afa e dalla calura. Il sabato e domenica quando non andavo a Micene o a Delfi andavo a “contare i sassi” all’Acropoli e al ritorno sostavo in questo “perittero-o-chiosco”. Mentre noi eravamo arroccati ai gettoni telefonici, dai chioschi greci chiamavi l’America o la Cina con cento lire in teleselezione. Era il dono del governo greco ai suoi marinai sparsi per il mondo grazie alla sua potente marina mercantile (la seconda del mondo). Mi serviva un ragazzo di carnagione olivastra dagli occhi pungenti dal fare deciso. Ovviamente mi apostrofava con “una razza una faccia” dichiarandosi fratello. Fu cosi che lo conobbi. Parafrasando una vecchia canzone greca “lui vendeva rezina all’Acropoli…”. Non fu una trattativa lunga perché dalla mia  proposta alla sua risposta passò appena un ora. Quando arrivò il cambio si levò il grembiule lo consegnò al proprietario e mi disse :”pame ! (andiamo !)”.
Giorgio Merkuris di Tripoli nel Peloponneso vero Lacedemone da quel momento divenne il direttore del mio ufficio di Atene.  Da quel mio  ufficio di Atene vennero fuori almeno altre 15 piccole ditte perché come era uso negli anni sessanta appena capivi il meccanismo ti mettevi in proprio. Lui attese oltre dieci anni prima di farlo .  In quegli anni in Grecia si stava talmente bene che ogni 15 giorni c’era un colpo di stato. Ogni nuovo regime che arrivava cambiava il nome della via dove abitava Giorgio Merkuris. Noi la chiamammo dal primo momento via 21 Aprile che era la data del colpo di stato dei Colonnelli. Si stava bene perché si lavorava sino alle ore 15 , si mangiava qualcosa , poi si andava a dormire un paio d’ore quindi si tornava in ufficio sino alle 21 e poi si usciva, i primi tempi alla Placa ma poi col tempo ci trovammo i nostri localini su misura e li si rimaneva sino alle due di notte per giustificare l’arrivo in ufficio fra le nove e le dieci del mattino. Un greco doveva conoscere almeno una trentina di “tavernaki”, una decina di “busukia” . Per pesce si andava al turkoklimano per agnello a Vari, chi andava al “ristorante” non aveva capito nulla della Grecia. Ogni colpo di stato portava nuovi avventurieri che bruciavano quella Grecia che ti ospitava se avevi una cultura classica. Se non conoscevi la mitologia eri out perché dai nomi di persone ai luoghi non c’è pietra in Grecia che non sia legata al mito. Mi portavo dietro Giorgio Merkuris (e gli altri dopo di lui) alla ricerca del mito per respirare quell’aria che solo in Grecia respiri. Un maledetto giorno di Agosto mentre vacanzavamo in Sardegna mi arriva una telefonata. Aveva una strana voce, mentre io scherzavo immaginando che mi facesse gli auguri per “panaghia” (ferragosto) lui invece voleva dirmi che un incidente gravissimo lo aveva mezzo massacrato. Mi resi conto dopo un mese quando mi disse che il suo tempo con me si era esaurito e mi lasciava: pagavo per non essere corso vicino a Lui a ferragosto dalla Sardegna ad Atene…  Mi fece le consegne e mi consegnò le circa 1.000 dracme (ventimila lire) di differenza di cassa. Non ci salutammo perché quella fu una dichiarazione di guerra commerciale spietata che durò anni.
L’altra sera un'altra telefonata da Atene mi dice che Giorgio Merkuris era morto. Era diventato buon cliente del morbo che milioni di scienziati non sono ancora riusciti a fermare. Li conosco questi scienziati che ogni tanto appaiano in grandi manifesti o in tv con facce sorridenti e che da decenni ci dicono che ce l’hanno quasi fatta … ormai il cancro è sconfitto … la scienza ha vinto... E te lo dicono con una faccia bella sorridente e paffuta…
Piano piano le tessere del mosaico della tua vita cadono uno dopo l’altro .

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